Teen Coach Grosseto
Una delle domande che mi sento rivolgere più spesso, nella mia professione di insegnante è: “deve essere difficile gestire gli studenti a questa età vero?”. La mia risposta è sempre la stessa: No, affatto!
Spero di non apparire presuntuoso ma sinceramente non ho mai trovato difficile questo aspetto, anzi, come dico sempre, insegnare è per me un divertimento: ho trovato cioè la mia vocazione. Quando la trovi tutto appare più semplice, bello e pieno di soddisfazione.
Certo, ci sono momenti difficili, come in tutti i lavori, ma poi ti fermi a pensare alla cosa che ti spinge tutti i giorni a entrare in classe: i ragazzi. Il motore per ogni insegnante dovrebbe essere, e uso il condizionale, in primis l’amore per i propri studenti, poi per la materia e per l’insegnamento.
Preparazione e capacità di comunicazione, capacità di affascinare il proprio “pubblico”, saper ascoltare e dare sempre il buon esempio, sono gli ingredienti fondamentali per un buon insegnante. La vera sfida? Dimostrare che la cultura può rendere felici.
Inutile dire che il ruolo del genitore è determinante, sia per quanto riguarda la scuola che qualsiasi altro aspetto intorno alla crescita sana dei ragazzi; il buon esempio è una delle cose che più spesso viene a mancare, l’importanza che viene data alla scuola è sempre più in calo: voti alti e tempo libero, questo è ciò che chiedono le famiglie.
Se questo è il punto di partenza possiamo immaginarci il resto. Due sono le colonne portanti dell’educazione e la crescita di un bambino/ragazzo/uomo: la famiglia e la scuola, oltretutto sono anche i due ambienti in cui si passa la maggior parte del tempo! Se c’è collaborazione tra scuola e famiglia si ottengono grandi risultati, e sottolineo GRANDI risultati. Nei miei anni di insegnamento ho avuto conferme del fatto che, grazie a questo sforzo congiunto, l’alunno in difficoltà recupera e trova sicurezza in sé stesso, raggiungendo obiettivi in un primo momento ritenuti insormontabili.
Stesso paradigma vale per quelli già bravi. Ricordiamo che la scuola italiana tende ad appiattire le cosiddette “punte”, le eccellenze. Il mio concetto è, scusate i termini anglosassoni, “no child left behind”, ovvero non si lascia indietro nessuno, e si deve dare la possibilità a tutti di emergere, lavorando sulle potenzialità dei ragazzi. Quante volte si sente dire… suo figlio ha molte potenzialità! Ma vi hanno mai spiegato quali sono? Ne dubito. E’ il classico modo di dire che possono fare di più.
Ma come? Impegnandosi e studiando di più, verrebbe subito da dire; ma è riduttivo. Senza una direzione, senza un progetto, il ragazzo si trova come in un deserto… da qualche parte c’è un’oasi da raggiungere, ma non ha né una bussola né delle indicazioni, sa solo che può farcela impegnandosi: ma a fare cosa?In cosa deve impegnarsi? E qui interviene il teen coaching, ovvero il coach applicato agli adolescenti.
Ma attenzione, come dico sempre “…cura prima il ragazzo, e lo studente si paleserà da solo”, cioè non ci dimentichiamo che lo studente è prima ancora un ragazzo, un adolescente che ha bisogno soprattutto di essere ascoltato, il che non significa scodellargli il consiglio del tipo “io alla tua età…”, o la solita filippica sull’uso delle sostanze e i pericoli della vita: ascoltare … significa prima di tutto stare in silenzio! Provate a riflettere su quanto riuscite a stare in silenzio, senza dire una parola, ogni volta che vostro/a figlio/a vi parla.
Vi stupirete per il poco tempo dedicato al silenzio … e di conseguenza all’ascolto. A volte i ragazzi hanno solo voglia di parlare, di raccontare le proprie esperienze di vita, e se l’adulto non lo capisce non farà altro che sovrastarlo con domande e o affermazioni.
La motivazione allo studio risulta impossibile?Anche per lunghi periodi? C’è stata una bocciatura? Rimandato in una o più materie? Provate a fare una semplice promessa: non parliamo più di scuola per un mese intero. Poi si ricostruisce il rapporto a partire dal dialogo perché per un genitore la cosa più importante è il bene del proprio figlio. Quindi l’obiettivo si sposta verso la ricostruzione di una relazione affettiva ed educativa finalizzata alla felicità di figli e genitori. In questo senso consiglio di evitare due paradigmi letali:
- la concezione del miglioramento attraverso il superamento dei propri difetti
- pensare che tutto dipenda dai genitori
Nel primo caso va ricordato che l’adolescente è continuo bersaglio di critiche, minacce e punizioni. Ma quante volte avete provato a restituirgli i suoi punti di forza? Non facendo un discorso generico del tipo “sei bravo hai tante qualità”, perché cosi siete rimasti sul vago.Nel secondo caso il genitore si auto fustiga con la classica sentenza “ho sbagliato tutto” che significa tutto e niente. Tali genitori devono prima eliminare i sensi di colpa concentrandosi su ciò che è in loro potere fare per migliorare la situazione.
Per ripristinare il dialogo dobbiamo stare attenti agli errori e ve ne elenco alcuni citando “Adolescenti liberi di scegliere, educazione degli adolescenti all’autorealizzazione”, di L. Stanchieri:
- fare della scuola l’unico oggetto di dialogo e confronto
- pensare che, dato il basso livello di motivazione scolastica, l’unica cosa da fare è cambiare scuola e farne una più facile
- considerare tutto ciò che lo appassiona o lo motiva come una perdita di tempo
- vederlo come manipolato dai suoi amici e cominciare a parlare male di loro
- sgridarlo perché siamo stanchi ed esasperati e non perché ha fatto qualcosa di sbalgiato
- sgridarlo alla stessa maniera per cause di differente gravità
- sminuire l’altro genitore difronte a lui
- litigare con l’altro genitore su questioni che riguardano la coppia e non l’educazione
- difenderlo mentre l’altro lo sgrida
- parlare di politica in termini “è tutto uno schifo”, che tradotto in termini adolescenziali non significa “facciamo la rivoluzione”, ma “fate tutti schifo”
- pensare di dare regole senza che abbia compreso il significato e il senso di essa
- pensare che la paura sia l’unico modo per farsi valere
- dare premi e punizioni invece che motivi (nell’adolescente scaltro la promessa “se studi ti compro il motorino” si trasforma in “se non mi compri il motorino… non studio”)
- giustificarlo solo perché è un adolescente (“è l’età)
- essere invadenti nella sua vita privata sena rispettarla
- pensare di aver sbagliato sempre quando le cose non vanno come vorremmo
- pensare che i suoi problemi dovrebbe risolverli da solo
- sottovalutare la necessità di un confronto con gli adulti in caso di difficoltà ed evitare di fare domande di conoscenza
- pensare che i figli siano i propri cloni
- scambiare il figlio ideale con quello reale
- imporre la propria visione del mondo o non dirla o non averla per niente
- educare al pessimismo come fosse realismo
Un altro piccolo consiglio: parlate per almeno 1 ora a settimana con i vostri figli di argomenti che sono di esclusivo interesse dell’adolescente. Addentratevi nelle sue serie preferite, i film, i video giochi, i fumetti manga, nelle storie che riguardano le sue amicizie: conoscete senza fare prediche, solo per curiosità e con mentalità aperta. “Non si puo’ educare nessuno se non si ha interesse nel conoscerlo”. Cit L. Stanchieri